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richiedere) un deposito di tutti gli opifici specialmente d’armi di ogni maniera che si avevano delle diverse officine, dove si lavorava il ferro che si cavava dalle vicine miniere della Valle Bondione e di Scalve. Nè è improbabile che le armi di questo deposito fossero fornite dall’antichissima fabbrica di spade, che secondo la tradizione del luogo esisteva in Gromo nella contrada di Goglio, dove, come abbiamo da contemporanea Memoria1, fino al 1666 erano ben «ventisette edifizi in ordine alla suddetta fabbrica delle armi, che fornirono non solo lo Stato del serenissimo Dominio, ma in gran pane d’Europa»; e che nello stesso anno, sono un grande scoscendimento della sovrastante montagna, rimasero irreparabilmente sepolti senza che i tempi permettessero ai valligiani di rifarsi di quelle rovine. E che quella fabbrica di armi risalisse per avventura sino ai tempi romani possiamo congetturarlo dal fatto, che essendosi nel 1834 per istraordinaria alluvione scoperte le rovine di quegli antichi edifizi, si rinvennero non solo frammenti d’armi, ma parecchio monete degli imperatori Augusto, Antonino e Vespasiano2.

È certo che un tale deposito ci dovea essere fra noi e fornito d’ogni maniera d’armatura che occorresse ad allestire un esercito, mentre un nostro assai antico scrittore Mosè del Brolo ebbe ad affermare in quel suo famoso Pergameno, pubblicato già dal Muratori, che nei due soli borghi annessi alla città, chiamali l’uno Fabbriciano e l’altro

  1. Relazione dello spaventoso turbine scoppiato vicino alla terra di Gromo l’anno 1666, il giorno dei Santi. — Da un Cod. forse autografo del Baldis, posseduto dall’ing. Milesi.
  2. Parte almeno di questi strumenti e monete, colla loro descrizione e del loro ritrovamento conservasi presso gli eredi del sig. Gabrieli di Clusone, che lasciò una Storia manoscritta da lui compilata della Valle Seriana.