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convulsi — sapori dolci, perversi, velenosi che alcoolizzavano le bocche. E i seni ridevano come cristalli colmi di latte, urlavano e tremavano come sfere bruciate dalla febbre.

Il pubblico sentiva l’eccitazione provocante di Katja — si torceva nel piombo della propria immobilità — sanguinava per la stretta dei muscoli. Sul corpo della russa pesava la violenza brutale della folla — premeva mostruosamente tutto il possesso irreale.

(Farro aveva conosciuto la danzatrice due sere prima, in un ristorante di lusso:

— «O’ visto ed ammirato i vostri quadri. Mi piace veramente la deformazione decorativa che moltiplica i colori e le forme di un ritratto. Dovete dipingermi in uno dei balletti più originali».

L’aveva rivista, tra una scena e l’altra, nel suo camerino:

— «Vi sequestro per domani, dopo lo spettacolo: combineremo il giorno della prima posa»).

Mezzanotte: il pubblico, come metallo umano, si liquefava nei tubi dei corridoi — Farro raggiunse il palcoscenico, per la scaletta di servizio. Confusione di attori e macchinisti che gridavano e imprecavano in francese.

La prima danzatrice, chiusa in un soprabito semplicissimo di seta nera, si liberò ferocemente dagli ammiratori che l’assediavano. Uscendo, Farro fu salutato dall’Impresario, conosciuto a Roma per degli accordi teatrali, che gli disse ridendo: