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provocò alcun brivido ottimista. Stupore psicologico che obbligò il pensiero a subire una nuova analisi.

Non riusciva più a concepire un avvenire con Sona. I progetti di un tempo avevano un grigiore monotono, quasi ingenuo. Si accorse di rimpiangere nell’amante la femmina perduta e non la compagna spirituale. Andando in fondo al risultato ottenuto riconobbe di aver avuta una limitazione creativa della quale, fino allora, non si era accorto.

Egli credeva che maschi e femmine, come uomini, possedessero una medesima sensibilità e lo stesso livello morale. Era perciò assurdo concepire una compensazione, se non a danno dell’individualità — e l’individualità era la base indispensabile per un artista. Riavvicinò le sue capacità precedenti all’incontro con Sona e quelle successive. Valutazione chimica, obiettiva, dove capì chiaramente di aver perso l’originalità personale per assorbire l’influenza di lei — lo sfruttamento cerebrale a favore della donna si rifletteva nel lavoro creativo. La tanto decantata compensazione spirituale si riduceva al sacrificio di uno dei due, mantenendo intatte le sole facoltà espressive.

Allora perchè tanto amore e tanta sofferenza? Gli rispose la figura fisica di Sona che gli apparve negli occhi, penetrò nel cuore, circolò col sangue: la carne, la materia umana, era riuscita a imporsi in lui fino a succhiargli lo spirito. Altro periodo lungo, tormentoso, di rimpianto.

La bianchezza di quelle braccia copriva tutte le luci della camera, lo fasciava, piegandolo. E la