Pagina:Fillia - L'ultimo sentimentale, 1927.djvu/71


I




A Farro sembrava di vivere un periodo astratto, lontano da ogni possibile realtà, in un mondo sconosciuto. Non riusciva ad abituare la mente nei contini logici dell’accaduto — quando l’assenza definitiva di Sona gli appariva dinnanzi in tutta la sua nuda verità, i sensi si ribellavano pazzamente, urtando contro l’assurdo — gli pareva che una parte di sè stesso fosse precipitata nell’ignoto, trascinando le sue forze morali.

Trascorsero molte ore completamente prive di ragionamento: frenesia dolorosa di sogni, di ripieghi, di nullità. Tutti i nervi dolevano come se il corpo dovesse disfarsi per suddividere il dolore in tante parti più piccole.

Poi, con la lentezza del dissanguamento, un abbandono bianco frenò la corsa disperata della febbre. Incapace di muoversi e di agire si lasciò chiudere neirabbraccio spasmodico della nostalgia: una massa informe di ricordi che si andavano furiosamente urtando, apparivano in sfumature delicatissime, in blocchi plastici, in particolari già dimenticati.

Rivedeva il tempo azzurro della loro conoscenza, la gioia incomparabile di uno sguardo che rivelasse