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I





Nella camera bianca, sole allegria trasparenze luminosità, la persona elegantissima di Sona naufragava nella tenerezza quasi soffocante dei cuscini colorati. La seta viola del pigiama tremava leggermente al contatto elettrizzante dell’epidermide calda. Spirali di fumo profumato sembrava portassero in alto la morbidezza meravigliosa della sua bocca sensuale.

Attesa calma, piena d’intimità, nel pomeriggio interminabile: Farro era partito per Parigi, a inaugurare una mostra personale, e la polacca rimaneva a Roma; per la Direzione di un loro giornale, che non potevano abbandonare. Aveva scritto qualche minuto prima l’articolo di fondo. Sul divano larghissimo rileggeva ora la prima lettera ricevuta dal compagno, dopo la serie dei semplici telegrammi precedenti.

Dolcezza espressiva dei suoi occhi, dove le parole della lettera si riflettevano in immagini viventi, assumendo colore e movimento.

— «Ò finito la massacrante attività dell’organizzazione che m’impediva il respiro morale e materiale. Posso finalmente cedere al desiderio di plasmare il pensiero dominante di questi giorni. Mi sembra di essere isolato, insensibile, di una natura