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Io la vedevo tutti i giorni e non potevo convincermi che la sua rivelazione fosse sincera, perchè la sua persona era una somma calda di passionalità. Trascorsero vari mesi: la fama di Juanita, anzichè sminuire, si andava accrescendo... Una notte di estate mi ero perso nella «pampa», ai confini più selvaggi e lontani da Cordova. Essendo stanchissimo cavalcai verso una rozza capanna di pastori, per riposarmi e far riposare il cavallo — spinsi il battente di legno, senza bussare, certo che la capanna fosse disabitata. Non dimenticherò mai la visione sbalorditiva e l’impressione provata: Juanita, bianca, morbida, vibrante, era tra le braccia maschie di un gaucho brutale. Mi allontanai velocemente, quasi spaventato di possedere un tale segreto... La mattina dopo, prestissimo, Juanita mi fece chiamare dalla sua nutrice negra. Ella m’implorò piangendo di tacere. Ricordo ancora la sincerità affannosa della sua voce: «Non dovete accusarmi — non sono colpevole — ò dovuto mentire perchè non potevo sposarmi: un uomo solo non mi basta! La mia carne, spaventosamente insaziabile, ha bisogno di cambiare continuamente, di cercare il maschio non ancora indebolito dai miei baci. Legandomi ad un uomo l’avrei reso infelice, poichè sarei stata obbligata a tradirlo. È un tormento doloroso, che mi fa tanto male, che mi mantiene sempre eccitata: per questo, solo per questo, non mi sposerò mai»...

Ho portato con me il suo segreto senza svelarlo mai. Oggi mi posso permettere il racconto perchè Juanita è morta, naturalmente in fama di santità: