Pagina:Fillia - L'ultimo sentimentale, 1927.djvu/19


17


Un’arma! un coltello qualsiasi! La sua mano fredda di disperazione, tremante, non trova il coraggio della lama.

E tuttavia bisogna sfondare quella parete nera di uomini, ciecamente, per giungere in tempo. Un’ignota forza io inchioda ai pavimento, si accanisce contro il cervello, il cuore, i muscoli, i nervi, che fanno orribilmente male.

Urlare, poter almeno urlare il proprio schianto, la propria solitudine, la crudeltà dell’abbandono.

Moltiplicazione delle sofferenze.

Qualche interminabile secondo trascorre.

Finalmente il corpo si muove, cammina, procede contro la parete degli uomini. Strana sensazione di una materia impalpabile, che non resiste affatto alla pressione del suo corpo.

L’atmosfera si rischiara, il sangue è ora divenuto leggero, non si sentono quasi più le sue pulsazioni. Benessere bianco che sorride: Farro ricorda lucidamente che Sona gli è sempre stata vicina...».


L’orchestra di bordo attaccava il primo fox-trott.

Un pittore olandese, rigido come il proprio monocolo, si avvicinò, invitando Sona a ballare.

Farro seguì con lo sguardo la coppia, ammirando il distintissimo profilo dell’amante, la sua voce di metallo e di seta che rideva allegramente.

I fuochi della nave saettavano sull’oceano brevi riverberi rossastri. La notte tranquilla portava il sollievo della sua freschezza. Farro pensava all’intuizione sensibile del suo sogno. Tutta la sua vita