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gico fàscino. Allegria esagerata della conversazione: ella portava con, grande disinvoltura il monocolo, cerchiato di nero e assicurato da un lunghissimo nastro. Risero insieme del pubblico borghese.

Farro Marchi la osservava, gli pareva di scoprire in lei una rivelazione sensibile. Ormai era sicuro di essere andato oltre la simpatia artistica — la sua sincerità primitiva si conteneva difficilmente. E quella sera, con un sottinteso brutale, le disse sottovoce:

— «Siete meravigliosamente femminile! non sentite pesare su di voi il desiderio del maschio?» —

Le labbra di lei si curvarono, quasi con spasimo. Rispose:

— «Sì! qualche volta». —

Poi cambiò discorso.


... Un telegramma della famiglia la chiamò a Varsavia, immediatamente. Disse allo scrittore che sarebbe partita la mattina dopo, per non più di quindici giorni. Camminavano per le vie deserte. Egli provava un’angoscia intima, dolorosa. I nervi erano tesi e facevano male, terribilmente male. Un’ansia sospesa, stranissima, gravava su di loro.

E Farro Marchi, all’improvviso, senza pensare, la baciò sulla bocca. Un bacio pauroso, violento, pieno di esasperazione carnale. Sentì le braccia di lei che gli stringevano il collo, sentì che si rovesciava...