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Corte celestiale con tutti e’ Santi di vita etterna. Avvenne che essendo a un castello el quale si chiama Cannaia, et ine con altri iniqui uomini si pose a giuocare a zara. El misero dannato maledetto, come cominciò a giocare, così cominciò a fare la sua maladetta dannata usanza, cioè di bastemmiare Idio con tutti e Santi di vita etterna e la sua santissima Corte celestiale. E così a ogni volta che gettava li dadi disperatamente faceva; sicchè avendo molto perduto e molto bastemiato Idio e’ Santi suoi, e così perseverato molto tempo, sichè a la fine fu di necessità che l’ira e ’l giudicio di Dio ponesse fine a tanta perversa iniquità. Sicchè in mentre che quel misero bastemiava cosi disperatamente Idio e’ Santi, fu veduto venire per aria da lui e da quelli che erano ine presente, due ombre nere e scurissime, e scesero giù e visibilmente a chiunque v’era presente presero el sopradetto dannato misero maladetto, e portarnelo via per aria in anima e in corpo per quella medesima via che vennero. Quelli che v’erano presente1 vennero

  1. Il singolare per il plurale nei Trovatori è quasi costante, frequentissimo nei nostri dugentisti. Dagli esempi che ci fornisce il nostro scrittore sembra che rimanesse nel suo tempo alla lingua popolare.