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acconciasse sì e’ miei fatti, che io non avesse mai quistione con persona; et allora egli mi disse che io gli menasse un notaio, e che mi farebbe una donagione inter vivo di trecento fiorini d’oro. Io gli risposi che questa donagione io non la volevo sopra di me, con ciò sia cosa che io so’ Priore del convento, cioè di Selva di Lago, e viviamo a comune nell’osservanza de la regola, e nullo religioso può aver proprio, sicchè questa donagione ti prego che tu la faccia al detto convento di Selva di Lago per l’amor di Dio; e così el sopradetto Niccolò rimase contento, et io allora gli menai il notaio, ciò fu Ser Galgano di Cerbono. Allora el sopradetto Niccolò fece al convento di Selva di Lago sopra detto, una donagione di trecento fiorini d’oro inter vivo, e che ’l convento di Selva di Lago sopra detto non gli potesse adimandare, nè altri per lo convento, mentre che ’l sopra detto Niccolò vivesse. A tutte queste cose sopra dette io Frate Filippo sopra detto non dissi nè contradissi al sopradetto Niccolò di Leonardo, altrimenti che sia scritto di sopra, e così el lassai fare ciò che egli volse; e la cagione fu questa, cioè che l’anno che io mi feci frate, ciò fu nell’anno mille trecento cinquanta e tre, el dì di Santo Salvestro, essendo novizio nel convento di Selva di Lago, nostra madre venne a me più volte per sapere se ella me ne potesse trarre; e vedendo che io era pur fermo di stare, sì mi pregò molto strettamente che io acconciasse sì e’ miei fatti, che l’Ordine non adimandasse al sopra detto Niccolò mio fratello la parte che mi toccava de la redità di nostro padre. Io allora n’ebbi conseglio da frate Niccolò Tini priore del convento, antico e molto venerabile uomo, e da frate Michele Cecchi, el quale mi misse all’Ordine, e anco da altri frati che v’erano sanesi, e tutti mi risposero a un modo dicendo: non temere di cotesto, con ciò sia cosa che ’l