Pagina:Filippo da Siena - Gli Assempri.djvu/229


197

aranno avuto ne la mente, e saranno premiati del bene e del male, secondo che aranno meritato. E non gli amaestrano de le pene dello ’nferno, e del purgatorio, e de la gloria de’ beati. E non lo’ fanno le debite conscienzie, che perdonino le ’ngiurie e rendano l’altrui, come debbano. Però che si conviene che chi ha dell’altrui per qualunque modo si sia, ch’egli spogli se e’ suoi figliuoli, e renda l’altrui. Anco gli assolvano senza dir lo’ nessuna cosa, e mandalli via, acciò che non perdano el lor maladetto guadagno. Però che quando vien per caso che ’l peccatore si vada a confessare da persona che abbi conscienzia e tema Idio, che ’l riprenda, e l’amonisca, e mostrili le gravezze de’ suoi peccati, si guarda poi di non andarsi più a confessar da lui. Unde e’ miseri confessori, poniam caso che lo’ pongano la mano in capo, spesse volte non gli assolvono, o anco gl’imbrattano. E drittamente lo ’nterviene, come al fanciullo quando è lercio, che volendosi egli nettare, s’impiastra lo sterco addosso. Sicchè se questi maladetti cupidi confessori e simoniaci, dico de’ gattivi, che confessano per denari e non per amor di Dio, considerassero quanto l’anime costano care a Dio, e quante vergogne e dure battiture, et amara morte sostenne per la lor salute,