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SECONDO | 85 |
Del maneggio con una volta, & meza, co'l cavaliere a cavallo, & ferri d'esso posti in dissegno. Cap. V.
QUando si vuole maneggiare ’l cavallo con una volta, & meza, si ha da sapere, che spinto, che s’habbia il cavallo alla rimessa, & pe’l diritto tenuto in uno di due tempi, o sia mezo o tutto tempo, bisogna farli fare una volta & meza; avanti, che’l si muova di quel circulo, che mostra lo dissegno di sotto, & non si muovano in quel tempo i piedi di dietro diposta, salvo, che circondino con le punte la vita di lui, & finito, che habbia, venga ad havere a quel diritto la groppa dove tenea la testa, inanti, che si piegasse la mano per far la volta, & meza. Et fatto questo, volendo che faccia un’altra rimessa bisogna spingerlo pe’l lungo del medesimo sentiero. Del ritener poi dico che si può fare come al cavaliere pare, ò nel fine della predetta volta, & mezza, ò vero fatte, che saranno alcune rimesse all’hora tenerlo pe’l diritto, ne’l diritto sentiero, in quel luogo ove si farebbe la volta, quando si volesse voltare: nel qual luogo se si vuole qualche possata, farla, ma che non siano molto alte; perche oltre, che sarebbe brutto vedere il cavallo in tal modo accostumato, sarebbe ancho di danno ogni volta, che cosi facesse se si fusse dato incontro; perche facilmente si potria battere à terra. Et questo anchor è, che mi fa spiacer tante possate, massimamente nel cavallo da guerra. Ma concludendo dico intorno à questo (secondo però il parer mio) che quando si vorrà, che’l cavallo faccia possate nel suo maneggio, come ancho ho detto, basta d’una, & nel pararlo due, o tre al più per far solo alquanto di gala; ma però che queste faccia il cavallo al voler del cavaliere, & non al suo, cosi nel ritenerlo, che si fa quando si vuol voltare, come etiam tenuto, che esso si sia pe’l diritto; & non permettere come alcuni fanno, che il cavallo ne fa senza haverne segno alcuno, da chi lo cavalca; à che il mio parere è diverso, perche voglio, che quando il cavallo ha da far quelle, sia egli assuefatto farle secondo’l voler del cavalcatore, & non secondo il suo. Et à questo basterà, quando si vorrà le faccia, sol strignerli la polpa delle gambe alla pancia, che esso intenderà il voler del cavaliero: & cosi mi pare più sicuro, & più laudabile. Alcuna volta anchora, è buono quando si trovasse il cavallo atto a far qualche balzotto, fermo che fusse fargliene far due, facendo dove si leva torni. Et il modo con che si dee aiutare è con le polpe delle gambe, & fischio della bacchetta & talhor batterli con quella dai lati alla volta de i fianchi ò pancia & al cavallo giovane ancho con la voce, non allentando per ciò la briglia, ma tenendo quella nello istesso segno, che l’havea quando incominciò à fare i balzotti.