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SECONDO 81

questo, ch’al cavallo ben disciplinato, & insegnato è più faticoso il male, che il ben fare. Il che non mi essendo creduto si può per l’essempio, & per la prova conoscere, essendo, che solo a cenno fanno quanto si vuole, & non con l’essere tirati, come intraviene a quelli, che sono malamente ammaestrati, o sia per forza di busse, o per essere tanto molestati nelle parti, che se li tormentano, a fine, che più tosto facciano di quello, che haverian fatto senza; per fuggire non solamente il tormento, che li vien dato dal cavaliere col appoggiarseli sopra una spalla, ma etiam quello del sperone, overamente quello della bocca, per tirarli per forza di braccia al segno dove li vuol condurre nelle volte; usando altre simili aspre cose, & per essere essi cosi accostumati, non sentendo poi tali castighi; & modi non stimano colui, che li cavalca, & non vanno mai bene se non sotto’l suo maestro overo altro, che osservi tai modi. Ma ad uno cavaliere, che si trova sopra un tal cavallo, & che non tenga li suddetti mezi per farlo andar bene, par ciò strano; & tanto più per essere avezzo (massimamente quando ei viene in mostra) non pendere d’alcun lato, ne meno stare il più del tempo mentre, che lo maneggia con le gambe innarcato, tenendoli lo sperone nella pancia; ma star su la sella sorto, & diritto come fusse in piede; ne etiam tenerlo si sollecitato alle botte, ne meno attaccarsi alla briglia; ma si ben fare ogn’opera, che si conosca, che ad esso

non fa bisogno essere portato con quella, si come sono alcuni, che total-

mente usano, i lor cavalli incontrario, che poi bisogno per for-

za di braccia condurli al segno, che si vuole, che vadino.

Adunque cosi si dee ammaestrare il cavallo, che in-

tenda solo a cenno, volendo, che vada bene, e che

per sino i fanciulli, ne quali non è forza,

ne molta scienza siano atti, & buo-

ni per farlo andare co-

me si disia.