Pagina:Fiaschi.djvu/85

80 TRATTATO

cavalli come vorriano osservano il modo da me detto nel capitolo del contratempo: anchora, che sappiano, che esso habbia alcuna qualità non intieramente buona ne si vistosa; nondimeno per men male l’eleggono; si che adunque colui, che trovarà il parer suo riuscirli, giudicandolo per buono, & migliore de gli altri seguitarà quello, perche ad ogni modo tutte le cose del mondo sono openioni, & non tanto questa cosa come anco altre assai, si come anchora hoggidì si vede essere fatto d’alcuni, li quali etiandio trottano il cavallo (massime di vita) cosi per la città come etiam nella mostra, & questo, perche non solo si veggia il bel garbo di lui gratia, & agilità, & in gran parte anchora la bontà, ma di più la pulidezza, & attilatura loro nel stare a cavallo. Alcuni altri si vedono non si curare, che trotti, salvo, che nell’insegnare, & alle volte nel far di loro la mostra; & perciò ogn’huomo ferma la sua openione per buona, tenendola miglior di quella de gl’altri. Si che non si maraviglierà alcuno, se fra gl’huomini regnino dispareri, come si vede in questo; perche altri ve ne sono di maggior importanza. Ma di più dico, che quantunque la maggior parte de gl’huomini fussero d’un parere; nondimeno io non consiglierò mai alcuno accettare quella opinione per buona, & perfetta, se prima non se ne farà fatto certo; perchè per l’ordinario sono più gl’ignoranti, che i sapienti. Essorto io anchora in ciò li cavalieri d’immitar più che si possa il buon Musico, che più tosto si vuol mostrare bizarro, che sonare instrumento scordato, o falso, o non intieramente buono, ne ancho Musica se non ottima, & perfetta; & questo aviene per farsi udir raro, & eccellente; non tanto per il saper suo, ma etiandio per la bontà dell’istrumento, & Musica; il che a tutti di questo essercitio di cavaleria sarà per essempio; acciò che cosi essi procurino, & attendano più, che potranno ad havere a fare con buoni cavalli; & tanto più sapendo, che molti sono quelli, che giudicano, che’l molto che s’habbia operato con gl’altri sia poco. Raccordo io anchora a quelli, che ammaestrano cavalli c’habbino a insegnar lor di tal maniera, che non solo intendano la mano di lor stessi calcagno, & tempo, ma etiam de gl’altri; perche quando essi ciò non operassero verrebbero i cavalli ad essere alla similitudine del prete di villa, che non sa ben leggere salvo, che su’l suo libro; il che essi parimente farebbero non operando cosa di perfettione, salvo, che sotto’l suo maestro, & sarebbe segno di non essere bene ammaestrati ogni volta, che non si accomodassero sotto qual si voglia cavaliere, pur che alquanto fusse instrutto del cavalcare. Questo io dico perche non tanto bisogna, che’l cavallo vada sotto’l maestro bene, ma sotto ogn’altro anchora, si come di più molti n’ho io veduto andare meglio di quel che ricercavano coloro, che li cavalcavano; perche essi solo a cenno intendeano, & faceano parer quei tali, che gli erano sopra cavalli a loro simili; & ciò avenea per far cose non da loro troppo intese, & forse lor faticose, & ancho pericolose; ma l’essere li cavalli totalmente ammaestrati bene, assai gli aiutavano; perche non li sconcertavano del modo, che haveriano fatto, se non fussero di tal maniera andati. Et i cavalieri possono conoscere da