22 TRATTATO

essendo se ben fusse la catenella tramutata in un refe (il quale però non si rompesse) patisce tanto, che non è possibile vietare, che non rompa la gengiva, & io ho veduto di ciò l’esperientia. Dunque considerare si può, che passione sente l’animale essendo tormentato in quella parte, intendendo io di dire sempre nel stare tirata la briglia; perche tenendo il cavaliere le redine lente il cavallo non sente passione alcuna, ma si ben quando è tirata; & maggiormente mancando di barbocciale; il quale conchiudo, che fa di mestieri in simil caso, perche aiuta, & difende, che essa catenella, ò sia cordella non li nuoce come farebbe. Però essorto io l’huomo à non laudare, ne attaccarsi giamai à quello, che con fatti non si può mostrare essere il vero; perche oltre che non saria ciò à lui d’honore alcuno, n’acquistarebbe anchor biasmo, & vergogna. Et in questo proposito non lasciarò di dire, che accade alcuna volta, che si allargano le guardie per causa della musarolla cosi posta come habbiamo detto; alla qual cosa volendo rimediare, che così non operi bisogna mettere nelle scartade delle guardie una catenella in guisa di barboccialetto il quale opera, che esse non s’allargano.


A che cose dee mirar il cavaliero per agiustar la briglia al cavallo essendo risoluto qual habbia da porgli. Cap. XXXIII.


HAvendosi posto la briglia in bocca al cavallo secondo, che le fattezze di lui richiedeno, & la barbetta della guardia che sia piegata in fuori, perche non offenda il labro, & che sarà giustata l’imboccatura in bocca, & il barbocciale al barbaccio, si come conviene, fa bisogno, che prima un’altro li monti sopra acciò si possa vedere come opera la briglia, si la giustezza dell’occhio, di quella con l’imboccatura, & le guardie anchora, & barbacciale; & per conclusione quel tanto, che fa di bisogno, le quali cose non potria il cavaliere, ne vedere, ne essaminare bene, si come conviene ogni volta, che esso fusse sopra il cavallo. Et sol questo dico perche mi spiace il mutare ogni dì briglia, come al presente costumano molti, li quali mettono alcune briglie in bocca à cavalline sanno la cagione. Et questo avviene per essere inscienti dell’effetto, che opera la briglia, & del bisogno del cavallo, & se per sorte allegano una, ò due buone ragioni, li pare assai, ma io dico, che ciò è come un caminare alla cieca. Alcuni forse potrian dire che quantunque non sappiano molte ragioni, nondimeno non lasciano di porre briglie à quelli cavalli, che bisognano; à quali rispondendo io dico, che pure necessario è, che di tante che li provano s’abbattano qualche volta in alcuna, che alquanto li stia bene; & perciò è bene sapere le ragioni, atteso, che il più delle volte con tante varie briglie, oltre che si è cagione d’altri mali, se li ruina la bocca, & è poi più difficile il fare cosa buona, non andando il cavallo nelle mani di cavaliere di maggior sapere, al quale sarà anchor più fatica l’imbrigliarlo, di quel, che prima li sarebbe stato. Però concludendo dico, che se li ponga briglia, che le sue parti ricerchino, come diffusamente di sopra ho mostrato. Et per-