20 TRATTATO

Quando'l cavallo ha'l collo lungo, & grosso. Et d'un parere d'una catenella, che cigne le gengive. Cap. XXXII.


SE’l cavallo, ha il collo grosso, & lungo, il più delle volte sarà accompagnato da gran testa, & da non picciole ganasse. A voler sorgere tal peso, & reggere il cavallo, bisogna adoperare guardia lunghetta, & fiacca, non la lasciando mai per altro aiuto, che se li facesse; come sarebbe in porli camarra, barbocciale à bottone, & imboccatura per potente, che fusse; perche senza la detta guardia non si fa cosa buona. Et di tutte queste cose, ò parte dico, che ogni volta, che non sia assai la guardia per reggerlo, si userà la mussarolla di ferro, invece della camarra, & il barboccial quadro, bisognando, se la barba però starà al tormento d’esso, ponendoli imboccatura, che si richieda alla sua bocca, & fattezze. Et si averta in ogni natura di bocca di non rompere quella, maggiormente quando il cavallo ha simil gravezza necessaria da essere aiutata con la briglia, non comportando però, che vi s’appoggi sopra, salvo, che un poco nel maneggio; perche non si può far di manco; non lasciandolo per ciò abbandonar sopr’essa, ma che sia il cavallo, che la porti, & non l’huomo lui con quella, perche lungamente così procedendo vi si appoggerebbe tanto sopra, che ben sarian forti, & buone quelle braccia, che lo sostenessero sotto; oltre che facilmente se li romperebbe la bocca, & barba, il che poi saria la sua ruina: perche faria carne dura, & callosa, onde il più delle volte non temerebbe, ne l’imboccatura ne meno il barbocciale. Però raccordo, che rompendoseli alcuna delle predette cose, non si lasci sanare da se, acciò non s’incallisca; ma si faccia guarire come di sopra si è detto. Et quando avesse egli rotta la barba, & che si volesse cavalcare, invece di barbocciale si può portare alla briglia una correggia di cuoio unta di sugnia sin’à tanto, che sarà sanato; overamente coprire esso barbocciale (tondo però) di cuoio similmente unto. Raccordando io ancho, che non si dee lasciare perciò di curarlo separatamente. Et usandoseli musarolla, ò di corame, ò ferro, ò camarra, overamente cavecina, non se li stringa, ne si tiri troppo, massimamente nel principio, perche farebbe (al più de cavalli dico) spiacer grandissimo, il quale da questi segni si conoscerà, quando sguerzegna, ò vorrà inalborarsi, slanciarsi innanzi, & fare altre simili cose, & ciò per essere esso ridotto à disperatione. Egli è ben vero, che altre assai cause il più delle volte lo spingono à far tali brutti atti; ma però sono accompagnate con l’essere il cavallo stretto dalle sudette cose; le quali lo conducono poi à tali vici. Per tanto non si può errare volendosi valere delle predette à lasciarle nel principio alquanto molle, tirandole poi à poco à poco; & col tempo procedendo con tal destrezza si ridurrà il cavallo al volere dell’huomo senza porlo in disperatione. Et quando vi si metterà la cavecina avanti, che se li monta à cavallo farlo primieramente menare à mano per quindeci, o venti passi, & comportandolo