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TERZO 117

alle volte si è veduto avenire, & farsi di gran sopraposte, havendo solamente il rampone alla Ragonesa, men pericoloso assai dell’altro sudetto. Di più ancho è di danno all’unghia à ferrarla con rampone, perche ogni volta che l’huomo si vuol servir d’esso, bisogna lasciar più unghia nella punta, che non si farebbe se non fusse per causa sua; il che non è d’alcuno giovamento, ma si ben di nocumento al calcagno, che per tal cagione si è sforzato abbassarlo più di quel, che si farebbe senz’esso, volendo, che il cavallo ponga il pie uguale in terra, & che non vada con la punta come egli farebbe, ad ogni fiata, che cosi non si facesse. Le calcagna del quale, quando fussero debole, tanto più per ciò s’indebolirebbero, patendo quella parte dolore, & li nervi anchora delle braccia; & quanto più accuto fusse il rampone maggiormente li nocerebbe; & di più poi quando il pie non ponesse uguale in terra, che in quel caso bisogna sia aiutato dalla grossezza d’esso ferro, come si usa, & si dee in effetto fare, ad ogni volta, che si voglia valere di rampone più tosto farne due, che uno, quando non seguiti quanto si conviene. Non si havendo però risguardo se non al pie, che per niuno modo si dee comportare, che lo ponga disuguale in terra, perche il cavallo patisce grandemente. Per tanto si dee considerare molto bene, quando si vuole porre in opera rampone, & più se non si conosce il pie atto à sopportare tal pena. Ma essendo sforzato usarlo, si dee fare più basso, che si puote, & alla Ragonesa. Et volendo, ch’egli tal’hor superi la grossezza della parte di dentro del ferro, si faccia, ma che quel di più sia poco. Et perche voglio, che si conosca la differenza, che è dall’uno, & l’altro rampone, dico, che quando è chiamato rampone alla Ragonesa, si sappia essere più largo, & da un poco innanzi; l’altro poi è più accuto, & va pe’l diritto in terra. Però il tutto si consideri molto bene, perche il più delle volte, che sono usati simili ramponi accuti, chiodi da ghiaccio, creste, barbette, annelletti, & ferri posti in opera, che stringano il piede, & in conclusione, che non è ferrato come che ricerca la natura sua, grandemente patisce, & alle volte si duole, & spesso nel fine si rovina, non si potendo reggere su i piedi. Ma perche forse da alcuno non mi sarà creduto, che le sudette cose nocciano tanto, come io dico, se ciò con vivissima ragione non provo esser il vero: però per essempio dico, questo essere proprio come se l’huomo havesse un sassolino, overo un callo sotto il piede, & che ancho la scarpa per più aiuto stringesse; & chi l’ha provato lo sa, che non tanto patisce il pie per buono, che egli si sia; ma patisce ancho la gamba, & li nervi d’essa, & tutto’l corpo tal’hora; similmente patisce il cavallo per tai cose, di che in verità n’ho veduto la prova in molti; li quali, avanti, che le portassero, erano sicurissimi, & dopò per l’offesa da loro ricevuta, per rispetto di quelle, sono caduti all’improvviso in terra piana. Ad altri ho io veduto spezzar gran parte dell’unghia, sopra la quale non si potevan poi reggere; causando anchor ad alcuni dell’infermità nelle gambe, gionte, & piedi; la quale cosa è facile d’avenire correndo ordinariamentre gl’humori cattivi alla parte più deboli, & offese, & tanto più nelle parti da basso.