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110 TRATTATO

Del maneggio con salti alla capriola co'l suo tempo in musica, & co'l cavaliere a cavallo in dissegno. Cap. XVI.


QUando si vorrà maneggiar il cavallo con salto, ò salti alla capriola, cosi chiamati, perche di tal modo saltano li capri, si dee operare, che facciano come essi fanno quando saltano, che nel cadere à terra levano l’anche. Et perche tal maneggio non ha da se misura, ne tempo, se non si serve d’un’altro come ha fatto quello à montone, però dico che bisogna, ch’ei si vaglia di quello istesso. Ma avertire si dee che v’è differrentia di moto da l’uno a l’altro; perche il cavallo saltando in questo va innanzi, & non cade nel medesimo luogo di dove si leva, come fa quello à montone; sparando anco calci differenti da gl’altri, che si fanno, non tanto nel predetto à montone (quando sparano) ma in tutti gl’altri, perche in questo si spara nel cadere à terra, & ne gl’altri nel montare; a tal, che quando sono sparati nel montare, non sono cosi disconcertati, per chi v’è sopra, facendo ancho più bella vista. Ma in questo bisogna stare avertito à cavallo, per cagione di questo modo di sparare; perche può egli trar fuor di sella, per essere salto molto discommodo. Et questo il cavaliere può farlo inanti la volta della rimessa, ò voglia pe’l diritto tenerlo ò nel fine della carriera, ò del repellone. Et perche’l cavallo questo salto faccia come dee voglio s’aiuti di questo modo, che quando si vuole lo faccia, essendosi vicino al fine della rimessa, o sia reppellone, o carriera, si vadi con la briglia raccogliendolo a poco a poco, & tolto, che è fora della fuga, all’hora se la torni alquanto a render, & si levi al salto aiutandolo tutto a un tempo con speroni ugualmente, & con la bacchetta batterlo in l’anche da tutte due le bande, cosi sopra mano, & anco con la voce gagliarda, si come mostra la musica. Subito poi ritornato a terra si raccolga nella briglia & non la volendo tenir pe’l diritto piegar tantosto la mano a quella banda dove si vuol voltar, & tutto ad un tempo pungerlo col speron da la banda contraria che non si volta, & far anco che’l cavallo veda da quel medemo lato la bacchetta, tenendosi quella a traverso del collo che penda al basso. Dir voglio anco avanti che a questo trattato ponga fine che se ben io ho detto in alcuni maneggi che si aiutino li cavalli con il fischio della bacchetta non però vieto, che bisognando l’aiuto della bacchetta non si faccia, non tanto da un lato solo, ma da tutti dui, sia poi quella ne l’anche, o ne i fianchi, o pancia, dico bene che in ciò bisogna il giudicio del cavaliero: perche è necessario, che miri secondo l’occasion, & tempo, & natura & forza loro; & non tanto per conto dello aiuto della bacchetta, ma anco de speroni, polpe, briglia, & voce, le qual cose non a tutti si dee osservar un medemo modo, ma hor un poco più, hor meno secondo che si conosce il bisogno, il qual non può niuno absente giudicare, ma si ben dire come io ho fatto il modo, che si dee tenir con la maggior parte di essi.