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182 | IL VIANDANTE |
Gli è se così ti parlo... che... t'amo... come un figlio
Cui si vuol dalla testa distornare un periglio!
Resta, o Zanetto, il dolce scorridore di Maggio...
Che sempre in mezzo ai campi, visione, miraggio,
Come uno sciame d'api il tuo liuto risuoni!...
E se il ciel si fa buio e se muggono i tuoni,
Ripara alla capanna del prete o del pastore,
Poi riprendi il tuo viaggio fatal!... Ma se all'albore
Di un bel dì, traversando qualche allegra borgata,
Scorgi, sul limitare della casa onorata,
Qualche pura fanciulla che abbia aspetto di sposa...
È là che arrestar devi la corsa avventurosa!
Là vivi i lunghi e calmi giorni del mietitore,
Là troverai la vera felicità... l'amore.
ZANETTO
Vi obbedirò...Ma ditemi...colei...la Silvia...forse...
Han diffamata... Oh! certo la calunnia la morse...
Chi di lei mi fé cenno mi pinse il suo maniero
Siccome luogo assai men terribile e nero.
Ne là avrei, ve lo giuro, volta questa mia gita
Se avessi... Ma!... Perdono! toccato ho una ferita!...
Indovino!... Parlaste tuttor di vedovanza!...
Peggior lutto si è quello di perduta amistanza!...
Un fratello, uno sposo dalla Silvia invaghito?