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paesaggi | 151 |
E lontan, lontano, all’ultimo
Fil di cielo, un guizzo strano
Segnalava, incerto e rapido,
Qualche nomade uragano.
Le finestre illuminavansi,
Argentavansi — le mura;
Poi, nell’aria opaca e oscura,
Riappariva ancor più tetro
Il Castel, come uno spetro.
Da sospir, da supplichevoli
Gridi invasi erano i campi;
Forse arcane metamòrfosi
Accadean sotto quei lampi...
Larve pallide — sfuggevoli
Per le squallide — vallèe
Parean Strigi, o parean Dee;
Al mio piè, filando bava,
Una biscia striscïava.
Le ninfèe si arrovesciavano
Come vergini tentate;
Un ronzio d’ali invisibili
Le avea certo ridestate.