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paesaggi | 135 |
Spesso io mi curvo al tripode profondo,
Atomo qual mi sono; e l’alma scena
M’agita e mi sublima;
E mi inabisso nei mister del mondo
Per risalirne in cima!
Un dì, (lontano come i dì felici)
Per una landa erravo ove tu avresti
Una tela eternata;
E pensavo a mia madre ed agli amici,
E alla patria lasciata.
Trovai quel parco. In mezzo era un castello:
Di fulgori splendean biechi e funesti,
Pel tramonto, i suoi vetri.
Là stetti e appresi ciò che fosse quello
Ch’altri chiamava: spetri.