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paesaggi | 133 |
Carlo, ne san più assai gli immensi boschi
Sovra cui sono i secoli passati;
Dove, immobile e chino,
Al suon dei rami palpitanti e foschi,
Meditava il bramino.
Di certezze più ricca è la brughiera
Che, a dispetto dei geli, eterna il fiore
Del luppolo e del timo;
Sa dove porta la regal riviera
Le sue pietre e il suo limo.
Pane immortale, fra le biade, irride,
Coi suoi cori di Fauni, al mietitore;
Lo stagno, a cento a cento,
Cader dal fiero campanil rivide
Le crocette d’argento.
E la montagna che si specchia al lago
Vince in gloria la Venere di Milo;
Prima che il greco artista
Sfidasse il sol colla divina imago,
Di quel masso alla vista,