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100 | fiabe e leggende |
Si gettò dalle coltri e lanciossi al verone.
In quel punto una gondola costeggiava il portone.
E il grido non finiva: — Steno! Steno!... fratello! —
Ritti in fronte i capegli, allor l’Ebreo, zimbello
Spesso dei sogni, vide uscir sulla scalea
Uno spetro.
La luna sul suo viso splendea
E splendea sulla gondola.
Il remator gli porse
La man; la sua lo spetro atterrito ritorse.
( — Se lo spetro ha paura, gli è che l’altro è Salano.
Pensò l’Ebreo).
Quand’ecco sull’acqua e non lontano
Una face, e un sommesso vociar di gondolieri.
I due sotto il verone, fantasmi cupi e neri,
S’eran stretti a colloquio.
A un tratto, quello uscito
Dal palazzo, come abbia terribil cosa udito,
Si slancia nella immobile gondola, afferra il remo
E, col ringhio di un veltro cui tocchi il colpo estremo,
La sospinge...
È sparita.