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un nuovo poeta romanesco. 35

incontrandolo, gli ha domandato se gli sia rincresciuto che il padrone l’abbia cacciato via; e quando il servitore dice: Adesso?! capite del pari, che l’altro deve aver detto: — E adesso, che farai? Il carattere del protagonista, fuggifatica e presuntuoso, è lampante. Lingua e costrutti perfettamente romaneschi; e romaneschi e bellissimi i particolari che dan vita al quadretto, come il ravvicinamento del Padreterno col regazzino, la gravità comicamente misteriosa di quel Già ciò quarche cosa in vista; il doppio senso della parola cariera; lo sproposito, malizioso per conto dell’autore, ma popolarissimo, del giornalista, che ricorda il piccolo Oreste della Quaderna di Nanni; e finalmente il tono serio della ridicola chiusa, fatta anche più ridicola dallo storpiamento struzzione, il quale par che derivi non da istruire, ma da struggere, e così ferisce quei giornali che non rispettano nulla.

Badi però il Ferretti che ne’ versi 3º, 4º, 5º e 6º di questo sonetto, a me pare ci sia qualcosa di superfluo; e credo che il Belli, in tal caso, avrebbe trovato altri nuovi particolari, che li rendessero più variati e concettosi. Questo difetto, che qui si vede appena, coperto com’è abilmente dai differenti modi onde fu toccata la medesima corda, io ho voluto notarlo, perchè mi pare visibilissimo in qualche altro sonetto del nostro autore, e perchè son sicuro che egli può emendarsene.