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meditazioni sulla storia d’italia | 15 |
l’uomo e gli uomini politici non degnano sognare che una supremazia di diritto sull’universo «la monarchia del mondo».
Credono ai principii. Noi ridiamo di questi sognatori che si ostinano a veder nei Papi alleati coi tiranni, i difensori delle repubbliche democratiche e negli Imperatori germanici i successori di Cesare. Ma ostinandosi a far del Papa e dell’imperatore quello ch’essi non erano più, gli Italiani han potuto attribuire una certa legittimità a governi derivati da da una rivoluzione e salvaguardare la libertà dei Comuni.
Le lotte civili sono spaventose. Guelfi e Ghibellini sacrificano uomini, sperperano ricchezze, distruggono città. Ma pure sviluppano con quello della fazione il sentimento della solidarietà; come esaltano le passioni pubbliche, le virtù virili della razza, cosí mantengono il paese in uno stato d’eccitamento favorevole, comunque sia, al progresso d’una civiltà. Lo spirito ateniese dell’Italia crea durante quei tre secoli una delle civiltà più stupende della storia.
Sensibili al godimento del bello, gli Italiani arricchiscono le città di palazzi, di chiese, di giardini, di statue; coprono le mura di affreschi e di quadri, producono il «dolce stil nuovo», la Divina Commedia, il Canzoniere del Petrarca, il Decamerone. Attivi, amanti del lavoro, dei commerci, della terra, perfezionano e rinnovano per istinto tutto quello che gli uomini son usi di intraprendere per abitudine e tradizione, e cosí inventano la partita doppia,