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4 meditazioni sulla storia d’italia


Le donne sono belle, sorridenti e gravi. Il mare stesso sembra offrire alla penisola, per incorniciarla, non so che sogno di lontananza. Ma è certo stabilito dal Destino che gli uomini scontino con delle pene invisibili la voluttà di vivere in un paese fatto di preziose apparenze. Anche per i pochi che lo conoscono è difficile capire come tanti monumenti siano stati eretti da quelli che vorrei chiamare i capimastri delle rovine.

Lo splendore, il vigore stesso dell’Italia si fondano sopra una contraddizione: la vita che nasce da una volontà di morte. Questa aura mortale non appare tanto nelle rovine, nelle colonne tronche, in quelle testimonianze dei secoli che il sole e la pioggia riducono lentamente in polvere, quanto in tutti i monumenti rispettati dal tempo: nella Divina Commedia, nella cupola di Santa Maria del Fiore, miracolosamente sfuggite alla stretta mortale del paese che se ne gloria. Il segreto dell’Italia, che gli stranieri non possono leggere negli occhi ridenti dei mendicanti accovacciati sui ponti, è la lotta mortale tra il popolo e le aristocrazie; la massa cerca d’istinto di distruggere l’élite e la civiltà dell’Italia nasce da questa collisione, come la scintilla sprizza dal cozzo di due pietre.

Non ho citato a caso la Divina Commedia e la cupola di Santa Maria del Fiore, due dei monumenti più belli della più bella, della più feconda e della più velenosa fra le città italiane.