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194 | meditazioni sull’italia letteraria |
menso spreco. Non mi sembra possibile che uno Stato ingiusto possa presentare un bilancio attivo. Oh! Giusto Lipsio, io sono stato, nel segreto del mio cuore, un uomo profondamente morale. Posso, dirlo, oramai: non credo alla forza politica dell’immoralità. Un paese onesto è sempre più forte, quando si considera la sua storia dal fondo dei secoli, di un paese disonesto. Sono più rigoroso di te: non concedo la Ragione di Stato neanche agli Stati Legittimi, unti dal papa. La Ragion di Stato non è soltanto un’infamia: è una stupidaggine; e la politica più furba è sempre quella più saggia.
Che cos’è, infatti, una « malizia » politica? E’ la rottura di un equilibrio: trionfa una nuova combinazione di cose che è falsa e conserva soltanto l’apparenza della vecchia solidità. La Potenza che l’ha stabilita prospera; ma è come se giacesse sul piatto di una bilancia alterata: alla minima debolezza, riprende il sopravvento l’equilibrio naturale dei pesi. E come evitare quel momento? La potenza furba è sempre inquieta. Si difende con altre malizie, che alterano ancora un assurdo equilibrio. E più la bilancia pende dalla sua parte, più questa Potenza si adombra, perchè teme, giustamente, una reazione che dev’essere uguale all’azione.
Le sciocchezze si fanno appunto in questo stato di diffidente irrequietudine. Tu mi dici che c’è in tutti i tempi un minimo di squilibrio naturale, che l’equilibrio naturale non coincide mai perfettamente con l’equilibrio politico. E’ vero. Questo minimo esi-