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191 | commemorazione di machiavelli |
rimandiamo a poi questi paralleli. Lascia che esamini la mia. La tua dottrina è stata senza dubbio favorita dalla gloria. La storia le ha trovato una formula: il fine giustifica i mezzi. Non so quanto ti soddisfi. A me — te lo confesso — pare imprecisa. Leggo, nel tuo Principe, che esistono due speci di crudeltà, quelle bene usate e quelle male usate. Alla prima specie appartengono le crudeltà, molto grandi, che si fanno di un colpo e che non si ripetono più; alla seconda quelle che, invece di spegnersi, crescono ogni giorno.
Il fine non giustifica dunque tutti i mezzi. Perchè, seguendo questo principio alla lettera, non si dovrebbe badare al numero: il fine dovrebbe giustificare non una, ma infinite crudeltà. Questo peró mi parrebbe un principio barbaro non degno del tuo sottile ingegno. Tu tieni conto, senza volerlo, della legge del minimo mezzo, che giustifica, economicamente, qualunque principio politico. C’è dunque nel tuo principio più e meno di quel che si crede. In verità tu sei più logico, ma allo stesso tempo più immorale, perchè non dici il fine, ma il successo giustifica i mezzi. E’ nato, molto tempo dopo di te, un filosofo, un certo Hegel, che devo aver incontrato fra le ombre e che ha scritto, se non mi sbaglio, qualcosa di simile. Questo principio mi sembra più logico, perchè sarebbe veramente ridicolo che tu battessi le mani a un Principe il quale, dopo aver usato di tutti i mezzi, leciti e illeciti, non riesce nemmeno a vivere; ma mi sembra anche più immorale, perchè