Pagina:Ferrero - Meditazioni sull'Italia, 1939.djvu/198


dialogo sul progresso 179

lontane, le voci di migliaia e migliaia di stupidi. Ma non ti spaventa l’idea della loro onnipresenza e del loro peso?

Dovunque: nei giornali, nella critica, nella letteratura gli stupidi trionfano, volteggiano, ingrassano come nel clima più propizio alla loro salute indiscutibile; e l’opinione pubblica, questa sintesi di stupidi, questa stupidità fatta Dio, li incorona, li riconosce per suoi, li nutre e li arricchisce. Pensa invece a quei pochi intelligenti, derisi e poveri, che girano umilmente tra quei grassi sovrani del mondo, rifugiandosi nell'arida consolazione di un sorriso ironico, e dimmi se veramente non è il caso di temere una tempesta, che a corta scadenza seppellirà tutti quanti.

— Hai torto. Che gli stupidi siano ormai troppo potenti, puó esser vero; ma tu non gli serbi nemmeno quel poco di riconoscenza, che devono avere, coloro che hanno fatto progredire il mondo. Tu stesso dicevi, che tutte le manifestazioni della nostra civiltà che si vedono, non sono che ripieghi e parafulmini per difendersi dagli stupidi. Ma che vuol dire questo? Saranno stati creati come difesa degli stupidi; ma intanto sono stati creati, e ne godono ormai gli uni e gli altri. E la critica, per che ragione è stata inventata, se non per illuminare gli stupidi, che senza un aiuto non avrebbero capito? E i giornali sarebbero stati fatti, se non c’erano degli stupidi a cui bisognava dar delle idee?