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principii e critica in vasari 159


mondo adorno di opere spessissime per numero e per eccellenza rarissime». (Proemio pag. 2).

5 Maggio

Com’è dolce la primavera a Firenze! Se non fosse che ogni tanto, in qualche rigurgito troppo intenso di caldo, quando il tepore si muta in ardore, ci si sentisse cadere troppo rapidamente nell’estate, il mese di maggio sarebbe fatto apposta per godersi, passeggiando, il fasto solatio di Via Tornabuoni, l’eleganza abbagliante del Ponte Santa Trinità, o l’incandescente silenzio di S. Francesco a Fiesole. Sul Ponte S. Trinità, sotto le statue delle stagioni, delle donne vendono dei corbelli pieni di fiori e sopratutto di fiori viola, che hanno l’aria di rapprendere in coaguli più densi di colore, l’aria dei Lungarni. Le donne, con le guance ravvivate, luccicano passando dall’ombra al sole come delle api con le ali d’oro. La città, la luce, le donne tutte hanno qualcosa di provvisorio. Si vedono delle collane di gesti comporsi attraverso le strade in uno scintillio di colori festevoli, e un po’ chiassosi, e disfarsi agli angoli come per un incantesimo. Si vive in uno stato di beatitudine, accresciuta da non so che ansia. La mattina, i campanili e sopratutto il campanile di Giotto sembrano fatti di una materia rosa, gelida e quasi fragile, per il sole che li coglie di sbieco, quando è ancora obliquo; e la sera, sul sagrato di Santa Maria Novella, dei bambini giocano gridando mentre una stella brilla in quel qua-