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principii e critica in vasari 157


studi che l’onore e l’utilità che si cerca poi dal sudore delle virtù, perciocchè elle rendono più facile a ciascuno ogni impresa difficile e con maggior impeto fanno accrescere le virtù loro quando le lodi del mondo si inalzano. Perchè infiniti che ciò sentono e veggiono, si mettono alle fatiche per venire in grado di meritare quello che veggiono aver meritato un suo compatriota; per questo anticamente o si premiavano con ricchezza i virtuosi o si onoravano con trionfi ed immagini.»

E nel Proemio alle Vite scrive: «Conciossiachè io ho piuttosto Voluto, con queste rozze fatiche mie, incoraggiando gli egregi, render loro in qualche parte l’obbligo che io tengo alle opere loro, che mi son state maestre ad imparare quel tanto ch’io so, piuttosto che malignamente vivendo in ozio, esser censore delle opere altrui, accusandole e riprendendole come alcuni spesso costumano». (Proemio, pag. 6).

Tutto quello che ho scritto di Vasari in questo mese di maggio l’ho trovato formulato in una piccola frase, nel proemio alla seconda parte delle vite:

«Mi sono ingegnato non solo di dire quel che hanno fatto, ma di scegliere ancora discorrendo il meglio dal buono e l’ottimo dal migliore». (Pag 131).

Vasari vuol scegliere, graduare: distingue il meglio dal buono, l’ottimo dal migliore; ma vuole am-