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154 meditazioni sull’italia letteraria


grande per Vasari. Anche quando spazia in quella «terza epoca» in cui dovrebbe essere abbacinato dallo splendore delle opere d’arte fatte tutte secondo il suo sistema e così numerose e opulente, Vasari tiene gli occhi ben aperti, giudica, ammira, distingue, sottodistingue.

Le opere del Rosso fiorentino...«di bravura non hanno pari, e senza fatiche di stento son fatte, levato via da quelle un certo tisicume e tedio, che infiniti patiscono per far le loro cose, di niente parere qualche cosa». (Pag. 334).

30 Aprile

Chi potrebbe dire che Vasari non sa dare a ogni artista la sua giusta misura? Da Michelangelo a Margaritone d’Arezzo tutti gli artisti hanno per Vasari del merito; ma tutti ne hanno uno diverso.

In verità l’ammirazione stessa chiede al critico un qualche svariare e digradare di tinte, per non affogare in sè stessa, per non inaridirsi in un fasto generico e grigio. Il bisogno di ammirare conduce subito il critico al bisogno di giudicare; la gradazione è lo scheletro di questo sentimento. L’autore cerca degli attributi per esprimersi, e d’istinto costruisce una scala con il soccorso del vocabolario. Il critico avvilente ha meno bisogno di questo soccorso dell’aggettivo appropriato. La stroncatura trova in sè stessa le sue risorse, e poiché ogni opera può sempre essere abbassata più facilmente che