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principii e critica in vasari | 151 |
miglior modello di una infatuazione della lode? Vasari ha sommerso tutti gli artisti di cui ha avuto campo di scrivere sotto un fiotto maestoso di elogi. Ma quante gradazioni di colori in quello che può sembrare a un lettore disattento il medesimo tono!
Vediamole. Cominciamo dai primitivi, che non amava. Perchè non condannarli in blocco? Vasari invece si sforza, anche là dove una maniera tagliente e severa spiace al suo bisogno di dolcezza, al suo amore di morbido, di ammirare, di distinguere, di graduare, di trovare, per ogni pittore, una lode appropriata, un attributo, un aggettivo, un verbo amichevole. Immagino il suo orrore per Cimabue! Ma degli affreschi di Assisi non esita a dire: «La qual opera veramente grandissima e ricca e benissimo condotta dovette, per mio giudizio, in quei tempi far stupire il mondo, essendo massimamente stata la pittura tanto tempo in tanta cecità.» (Vita di V. Cimabue, pag. 62).
Cosí, scrisse di Duccio:
«Attese costui all’imitazione della maniera vecchia e con giudizio sanissimo diede oneste forme alle figure, le quali espresse eccellentissimamente nelle difficultà di tal arte». (Pag. 118).
E dichiara che Simone Memmi fu «eccellente pittore». Ma quanto a Gaddo Gaddi, non lo mette sul piano di quei tre. Ammette soltanto che «fece molte opere ragionevoli, le quali lo mantennero sempre in buon credito e reputazione». (Pag. 78).