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148 | meditazioni sull’italia letteraria |
spirito di prontezza, che non ci si vide mai, e una dolcezza nei colori unita che la cominció a usare nelle cose sue il Francia Bolognese e Pietro Perugino:» (Pag. 249).
La sua ammirazione pei suoi contemporanei riappare là dove canta la gloria di Leonardo e del Rinascimento, splendidi, sontuosi, fastosi e pieni di grazia, contro la povera, segaligna robustezza dei primitivi.
«Ma lo errore di costoro (i primitivi) dimostrarono poi chiaramente le opere di Leonardo, il quale, dando principio a quella terza maniera, che noi vogliamo chiamar la moderna, oltre la gagliardezza e bravezza del disegno, ed oltre il contraffare sottilissimamente tutte le minuzie della natura, cosí appunto come elle sono, con buona regola, miglior ordine, retta misura, disegno perfetto e grazia divina, abbondantissimo di copie e profondissimo di arte, dette, veramente alle sue figure il moto e il fiato. (Proemio alla III parte, pag. 249).
25 Aprile
Poi che Vasari voleva imitar la natura con la tecnica dei classici, poi che smaniava per quella dolcezza, morbidezza, carnosità e disinvoltura, che gli sembran la vera grazia del Signore ai pittori, logicamente doveva preferire il Cinquecento al Quattrocento, e il Quattrocento ai primitivi. Che cosa avrebbe trovato, nei primitivi, di quello che indicava agli artisti come fine supremo? Vasari,