Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Prefazione
Vorrei che questo libro in cui Leo Ferrero, nella sua passione ardente per un’Italia alta e pura, nota i mali che più gli sembravano tormentare la nostra patria fosse meditato nel nostro paese da molti giovani di cui alcuni almeno avran letto e compreso Angelica. Abituati a una vuota fraseologia pseudo-romana che danneggia l’Italia invece di servirla, capiranno essi che certe amare osservazioni di Leo gli eran dettate precisamente dall’intensità del suo amore pel popolo italiano? dal suo terrore che esso non riesca a liberarsi dalla tirannia dei gaglioffi della retorica? dal suo desiderio di servirlo nei giorni oscuri?
Nei libri di Leo Ferrero noi fummo finora di fronte all’artista. In Angelica, in Espoirs, in Désespoirs, in Leonardo, nella Chioma di Berenice, noi indoviniamo le sue emozioni, la sua immaginazione creatrice. Con soltanto quei libri noi avremmo dovuto limitarci a cercar in lui l’artista.
Anche in queste pagine — che una madre mirabile ha piamente raccolto fra le carte lasciate da Leo — noi sentiamo quanto Leo fosse artista fedele al