Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
116 | meditazioni sull’italia letteraria |
è il frutto di un paragone; e in ogni libro che dipinge grandiosamente l’Italia si deve avere il presentimento del mondo.
Che l’Italia intellettuale non s’accorga più di vivere in Europa, è chiaro per chiunque legga, sulla grande tavola di un libraio, i titoli delle nostre riviste; perchè in tutti i paesi europei, questo vocabolo magico con cui gli uomini hanno battezzato il continente più civile e armonico della terra, splende sui frontispizi in inchiostri rossi e azzurri come una voce di superba concordia, ma nessuna rivista italiana rivela, dal titolo, questa gioia o almeno questa inquietudine.
Ci troviamo dunque dinanzi a un bivio solenne; perchè oggi la letteratura di tutta l’Europa, si è andata unificando, e un’opera letteraria che non sia europea è mal tollerata nella sua stessa patria. Noi vediamo che in ogni paese il pubblico non perde il filo delle glorie europee, ma si smarrisce tra quelle nazionali, anche se sono della sua nazione, tanto che si è imposto agli scrittori il dovere di espandersi, per durare e trionfare a casa propria. Paradosso del destino che non so se chiamare tragico o grandioso che giustifica, da una parte gli sforzi affannosi e inutili, con cui tanti tra gli scrittori nazionali cercano di conquistare l’Europa. Ma noi pensiamo d’aver posto il problema nei suoi termini umani: è inutile fare della propaganda in Europa, se non si produce una letteratura europea. Bisogna che gli scrittori non si lascino accecare dall’orgoglio can-