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94 | meditazioni sull’italia letteraria |
Dal cristianesimo, che ha fatto l’uomo responsabile verso Dio delle sue azioni e ha dato a questa responsabilità una sanzione non solo terrestre ma ultramortale.
Dal cristianesimo, che ha collocato il peccato non solo nelle azioni ma anche nelle intenzioni; che ha fatto del peccato la base stessa della grazia; che avendo basato l’assoluzione del peccato sopratutto nel pentimento, «Et primo oportuit quod homo relinqueretur sibi in statu veteris legis ut in peccatum cadendo, suam infirmitatem cognoscens, recognosceret se gratia indigere (S. Thom. Quest. CVI — Ar. 3)» ha obbligato l’uomo a guardar dentro di sè.
Dal cristianesimo che coll’esame di coscienza, e più ancora colla confessione ha obbligato l’uomo a discendere nelle profondità del proprio io, ad esaminarsi, a controllarsi, ad analizzarsi, facendo della introspezione uno dei principali doveri.
Quando gli muore un amico, S. Agostino descrive il suo stato d’animo tumultuoso e straziante, in cui «era annoiato di vivere», ma aveva una gran paura di morire, perchè tanto più amava il suo amico, e tanto più odiava e temeva come atroce nemica la morte che glielo aveva tolto; e in quell’ore gli sembrava naturale che, essendo riuscita a distruggere l’amico, la morte avrebbe d’un tratto distrutti tutti gli uomini. «Mi meravigliavo, scrive, che gli altri mortali potevano vivere, poiché era morto quello che avevo amato, quasi che non potesse morire mai. Bene disse quel tale che chiamó