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del romanzo e della coscienza morale 91


il sentimento morale è come un pittore che giudichi dei colori senza avere gli occhi; e quando un romanziere rinunzia a essere un uomo, o, come si dice più decorosamente « si ritira nella sua torre d’avorio » non potrà fare più che delle preziose e inutili professioni di stile. Si può scrivere un romanzo mossi, come Gide, da un sentimento polemico di immoralità, non mai dall’indifferenza al giusto e all’ingiusto, al bene e al male.

Nessun romanzo può durare, essere inteso dagli uomini di tutti i tempi e paesi, se non è ispirato da un sentimento morale; perchè su questo sentimento soltanto si accordano e riconoscono gli uomini di una stessa civiltà. Possiamo già dire, d’altra parte, che nessun romanziere saprà dipingere gli uomini, in modo da appassionare tutti gli uomini, se non lo anima la più universale delle sofferenze: quella ispirata dal sentimento della giustizia ferito.

15 Febbraio

Una riprova dell’importanza della coscienza morale per la vitalità di una letteratura romanzesca si può avere confrontando gli scritti di Proust con quelli di Sant’Agostino.

Da quando fu scritta l’opera di Marcel Proust, si può pensare che tutta la letteratura a venire si dirà proustiana, perchè essendosi Proust preso una specie di privilegio di analizzare e mettere in luce certe zone di sentimenti, nell’uomo profondi e profondamente nascosti — e avendoli messi in circolazione