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Se ci si chiede che cosa vedessero nella natura i pittori del Rinascimento, bisogna rispondere che ci vedevano un quadro. Non riuscendo a esprimere con delle parole, avvezze a concetti grossi e generici, il mistero ambiguo e fuggevole dello stile, essi finivano per vedere in un quadro semplicemente un mondo più piccolo.

Quando si parla di imitazione della Natura, oggi si adombrano i critici d’arte; mentre in verità dovrebbero adombrarsi i filosofi, perchè l’errore di questa formula non è che un errore di filosofia. Quei pittori infatti — che erano puri pittori — potevano credere, dipingendo, di imitare le cose, solo perchè vedevano il mondo come una pittura — indeterminata e casuale. Imitare la Natura, per quei pittori, voleva dire in maniera imprecisa tradurre in un piccolo spazio un’opera d’arte distesa nell’infinito. Non s’erano accorti, per esempio, del movimento. C’è tutto il mistero