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tica e di morale, non si stabilirà che grazie al contrappeso di alcuni principi riconosciuti e indiscussi. Ognuno di noi — d’altronde — s’è accorto, quando ha vissuto con altri uomini a lungo, che per cavare qualche profitto dalla conversazione, doveva prima accordarsi con tutti sui principi fondamentali, e rinunciare a citarli, o tanto meno a rimetterli in dubbio quando dibatteva i punti particolari. È necessario, sopratutto, evitare le discussioni di principio, che rimangono sterili.
Le epoche, infatti, in cui gli uomini non si intendono sui «grandi concetti», diventano tumultuosamente aride: perchè gli uomini non riusciranno mai a giudicare un’opera d’arte o un atto morale, se devono ancora mettersi d’accordo sui concetti del buono e sui concetti del bello, che devono servire da metro. Quando invece questi principi, patrimonio di tutta una generazione, si sottintendono, par quasi ad ogni uomo di capirsi miracolosamente con gli altri uomini. In un mondo in cui basta un colpo d’occhio per aver trovato un accordo, tutti s’illudono di essere intelligenti e vivono come in un’atmosfera di amore. In verità, non è che gli uomini siano divenuti più intuitivi, quanto che partecipano tutti, senza saperlo, a un segreto comune. Ogni persona colta si rife-