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sono fatti di parti. Le arti figurative e la poesia vogliono gareggiare con l’infinito della natura, e cioè con un tutto che non è una compagine; non possono perciò costruire un’opera d’arte che si possa dividere e suddividere in cellule indipendenti. In questa lotta l’artista ha da sognare soltanto un trionfo oscuro: bisogna che il pubblico possa immaginarne il segreto senza vederlo. Ma un’opera d’arte indipendente da questo infinito, un tutto trovato dall’uomo in sè stesso non può essere che una compagine. Una cattedrale, una sinfonia, una danza, una città, un arabesco, un mobile son divisibili in parti, e ci è dato di possederle e di ritrovare l’ordine che le compone, soltanto decomponendole.
È il caso di rilevare, a questo proposito, la soddisfazione con cui contempliamo, ai lati di una chiesa gotica, gli arconi di sostegno. Questi arconi, che non rappresentano in fondo che una gigantesca rabberciatura della cattedrale, resa veneranda da una lunga tradizione, ci danno un piacere artistico solo perchè ci aiutano a capire il segreto dell’edifizio. Questi appoggi, questi visibili sostegni non sono che l’ordine della cattedrale rivelato agli uomini che la guardano. Un’opera architettonica non nasconde il proprio mi-