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si sforzi di violarlo, perchè gli si sottomette? L’architetto non viola lo spazio, come un pittore viola una superficie; e per questa categoria di belle arti la necessità non ha nessuna importanza.

Senonchè, sentivo in quell’opera d’arte uno sforzo e una precisione umane, di cui l’opulenza disordinata della natura non ha mai potuto abbellirsi. Mi dissi allora che in un edifizio, in un pezzo di musica, in una danza, in un arabesco, in tutte le opere d’arte che hanno una vita estetica solitaria si trovano dei ritorni periodici, dei prevedibili altaenii di motivi. Questi ritorni, che il nostro spirito, guardando un’opera d’arte, prevede ed aspetta, — e c’è tutta un’arte di deludere quest’attesa, o di sorprenderla — rappresentano, opponendosi alla irregolare magnificenza della natura, il lato umano delle opere d’arte.

Il segreto dell’architettura, della musica e della danza sarebbe dunque un ordine ostentato? E perchè anche la pittura, la scultura e la letteratura non potrebbero glorificarsene? Perchè l’ostentazione di un ordine non è possibile che quando un’opera d’arte è divisibile in parti.

Un quadro, un poema, una statua non