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non solo delle intenzioni e quasi una volontà,
ma anche dei mezzi inadeguati al risultato,
così che vedendo le cose semplificate secondo
una maniera, quasi direi secondo uno stile,
e non più fatte di infinito, potevamo conoscerli
e valutarli. Ma non è forse questo uno di
quei giudizi che si può formulare soltanto in
base a leggi estetiche?
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Ma come si disse che per giudicare delle opere d’arte gli uomini dovevano riferirsi alla natura, si può concludere ora analogamente che la natura non si giudica affatto o si giudica soltanto come un’opera d’arte. Su questa base possiamo fare alcune considerazioni.
Kant ha fatto un’immensa scoperta quando ha scritto che gli uomini esigono l’universale validità dei proprii giudizi di gusto; ma bisogna aggiungere che questo bisogno sarebbe assolutamente insensato, se non cercasse di giustificarsi con un paragone, che accoppiando l’oggetto da giudicare con qualcos’altro, stabilisse un rapporto. Perchè è infinitamente più facile che due uomini, in un giudizio, si accordino sulla relazione di due oggetti, che non sul valore misterioso di un oggetto incompara