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quando rivediamo il quadro o rileggiamo la poesia, non ci sembra di riempire finalmente un vuoto, una lacuna, che col suo ricordo ci avesse dato fastidio, nè di placare il desiderio di qualcosa che si fosse misteriosamente consunto; ma ci sembra di arrivare dinnanzi all’opera d’arte, coll’immagine antica ben viva in noi, e quello che scopriamo ancora in quell’opera d’arte e il nuovo piacere o il nuovo dispiacere che ci riempiono, si aggiungono al ricordo intatto che ne avevamo come delle decorazioni.

Ma chi ha guardato un paesaggio o una donna sa come appena ha smesso di guardarli se ne dimentichi. Quanti uomini non sono riusciti a ricordare il colore degli occhi amati! Non si smarriscono infatti l’intero scheletro di un paese o tutti i lineamenti di un viso; nè si dissolvono dei ricordi generici di piacere; ma si perdono quelli che vorrei chiamare i connotati della natura. Qualche giorno, qualche ora, e anche qualche minuto dopo aver guardato un bellissimo paesaggio o una bella donna, l’uomo non ha più in sè stesso che una bruma soave di sentimenti.

Ce ne offre una prova il nostro assiduo bisogno di rivedere il paesaggio o la donna e più ancora lo stupore gradevole che ci invade,