idee che può sembrare un po’ strano, il più inammissibile è nel tempo stesso il più profondo; e questo passo oscuro è forse lo spiraglio attraverso cui potremo finalmente vedere quel principio estetico, che abbiamo cercato in tutti i ripostigli del Trattato della pittura. Leonardo s’è rifiutato di studiare le risorse magiche del colore, perchè la bellezza del colore «non è virtù dei colori, ma di quello che li ha generati». La meraviglia che suscita un bel colore, non è cioè meraviglia artistica, prodotta dal miracolo dell’ingegno, che fa parere quello che non è, ma meraviglia bruta, che ci invade senza nessuno artifizio dinnanzi a una sostanza gradevole all’occhio di per sè stessa. Il colore non è arte, perchè è natura. Il colore è privilegio, strumento, e non impaccio della pittura; è un mezzo, non simile, ma identico a quello di Dio. Il colore non è un problema insolubile. Perciò gli sembra inutile di risolverlo. E poiché l’arte ha da rivaleggiare con la natura, senza usar dei suoi mezzi, giocare con i colori è per Leonardo facile e inammissibile. Allo stesso modo Bach e Beethoven, rifiutandosi di adoprare i suoni per quello che potevano contenere di gradevole all’orecchio, tendevano a delle frasi musicali, in cui le note, componendosi, divenis -