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Si capisce quindi perchè Leonardo, quando considera questa sintesi, si lasci invadere quasi da un’ingenua soddisfazione. L’universo si distingue «dalle opere degli uomini» che l’hanno cantato nella letteratura, perchè presenta in un solo istante gli infiniti effetti di tutte le sue premesse, come sospesi da una bacchetta magica. Ma il pittore non è forse «fuori del tempo» come un piccolo Dio?
«Noi abbiamo la dimostrazione degli effetti» 11 esclama gloriosamente, mentre la poesia ha soltanto «gli effetti delle dimostrazioni». La pittura, direi per commentar questo passo nebuloso e inquietante, è un mondo come quello della natura, che allo stesso tempo commuove e dà la chiave della commozione, che, dopo averli riempiti di un sentimento, rimane paziente e immobile dinnanzi agli uomini, perchè studiandola possano ritrovare in lei «le dimostrazioni degli effetti»; mentre la poesia, per il fatto che le parole si succedono, come nascendo e consumandosi continuamente, produce in noi «un effetto», ma non ce ne offre mai «la dimostrazione». Inammissibile e strana idea che abbiamo cercato alla meglio di interpretare. Leonardo stesso, d’altronde, vuol commentarla: