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direbbe per i carnefici della storia. « Essi amarono la gloria ardentissimamente, per la gloria vollero vivere, e per la gloria non esitarono a morire... Stimando vergognoso che la propria patria fosse schiava, e glorioso che dominasse e comandasse, con ogni sforzo vollero prima farla libera e poi sovrana ». « E così era fra le aspirazioni degli uomini illustri per coraggio, che Bellona, agitando la sua frusta sanguinante, eccitasse i miseri popoli alla guerra, perchè vi potesse risplendere il loro valore... E prima per il desiderio di libertà, poi per quello di dominio e di gloria compirono grandi imprese » 1.

Nè è più benigno per l’altra passione figlia dell’amore della gloria: l’ambizione di dominare, regina delle virtù romane, quella che creò e difese l’impero. S. Agostino, infatti, condanna questa qualità del popolo romano, accusandolo di essere dominato dalla libidine di dominare, (« ipsa ei dominandi libido dominatur »). E non cessa mai in tutta l’opera, ogni volta che l’occassione gli si offre, di scapitozzare questa colonna della civiltà romana, sentendo bene che l’ambizione, essendo fra tutte le virtù antiche, la più civile e la meno personale, contra diceva più aspramente che ogni altra tutta la morale cristiana.

« Chi potrebbe dire, egli scrive, quante calamità ha suscitato pel genere umano questa passione di dominio? Vinta da questa passione, Roma godeva di

  1. (1) De Civit. Dei, I, 1.