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dicono i filosofi, non ci fosse che un Dio solo, il quale si impersona nei diversi Dei secondo le necessità ed i momenti? O allora non sarebbe stato più semplice e prudente adorare un solo Dio? Che parte di lui si disprezzerebbe, venerando Giove stesso? »

E se si teme che si possano adirare quelle parti del Dio che non sono venerate, o sono dimenticate, non è più vero che egli sia l’anima del mondo, lo spirito di tutti gli Dei, la vita universale, ma ogni parte di lui ha la sua vita propria, indipentente dalle altre; perchè se no sarebbe assurdo che una parte del Dio fosse offesa, quando, adorando il Dio che le comprende tutte, ogni parte è anche adorata.

Perchè invece, venerando e deificando, per esempio, alcune delle stelle, non si teme che tutte le infinite stelle non adorate si vendichino di questa oltraggiosa dimenticanza? In tutto l’universo gli Dei non venerati ed offesi sono innumerabili, e quindi più numerosi degli Dei venerati.

« E prima di tutto mi domando, continua S. Agostino, perchè anche l’impero non è posto tra gli Dei? E perchè no, se la vittoria è una Dea? E che bisogno c’è più di Giove, se la Vittoria favorisce e vola sempre a quelli che vuole far vincere? Con questa Dea propizia, anche se Giove sta con le mani in mano, o ha da fare altrove, quanti popoli non si possono conquistare? » 1.

E così, sempre impostando la vita e la morale ro-

  1. (1) De Civit. Dei, IV, 14.