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teatri i clamori di una gioia disonesta e si esalti il pubblico a ogni genere di crudelissime o turpissime voluttà... Chi, domando, se non pazzo, può chiamare questo stato l’impero romano e non la casa di Sardanapalo? » 1

Questa critica demolisce ad uno ad uno, con una dialettica implacabile, tutti i miti e i racconti leggendarî, adoprati dagli storici per esaltare nei romani l’ammirazione delle virtù civiche. Un esempio, curioso è quello di Lucrezia, la quale, per essersi uccisa dopo il forzato adulterio, volendo provare a tutti che non vi aveva partecipato segretamente, simboleggia, agli occhi dei romani, la donna esemplare, per la quale l’onore vale più della vita. S. Agostino invece non riconosce il sacrificio di Lucrezia e ragiona a lungo, per dimostrare che Lucrezia ha avuto torto in ogni maniera. Egli dice: se Lucrezia è stata sempre pura di intenzioni ed ha veramente subita la violenza di Sestio, perchè allora la celebre Lucrezia ha ucciso questa casta ed innocente Lucrezia, e l'ha castigata ingiustamente della cattiveria altrui? E come mai Sestio, che ha subito soltanto l’esilio, è stato punito meno della sua vittima? Dove è allora la giustizia, se la castità è punita più che il vizio? Ma se Lucrezia ha invece partecipato segretamente all’adulterio e si è voluta punire della sua colpa, perchè gli storici romani la glorificano come la più virtuosa delle donne? Di qui non si scappa: se non è

  1. (1) De Civit. Dei, II, 20.