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la distruzione 65


quali amano imitare i delitti e i vizi, non cercano affatto di rendere la repubblica meno sozza e vergognosa. Basta che viva, dicono, basta che fiorisca per la forza dell’armi, e per la gloria delle vittorie, oppure — e questo è ancora meglio — che sia sicura per la pace. Che cosa c’importa del resto? O piuttosto c’importa sopratutto che ciascuno aumenti sempre le sue ricchezze, perchè nutrano le quotidiane larghezze, con cui i potenti si assoggettano i più deboli; che i poveri adulino i ricchi, per poter mangiare, e che i ricchi, perchè i poveri godano sotto il loro patrocinio di un ozio tranquillo, abusino dei poveri, facendoli clienti e ministri del loro lusso; che i popoli applaudiscano, non a coloro che provvedono al loro vero bene, ma ai dispensatori di voluttà; che non sia comandato niente di duro, e non sia proibito niente di impuro; che le leggi impediscano piuttosto di danneggiare le vigne di un altro che di rovinare la propria vita; che uno sia condotto dinanzi ai giudici solo se ha attentato alle sostanze, alla casa, o alla esistenza di un uomo; ma che per il resto ciascuno faccia quello che voglia, dei suoi, o con chiunque si presti; che abbondino le prostitute, per tutti quelli che vorranno goderne, ma specialmente per quelli che non ne possono avere di private; che si costruiscano grandiosi e ornatissimi palazzi, che i conviti seguano i conviti; e come ciascuno può e vuole, di giorno e di notte si giochi, si beva, si vomiti e si fornichi; che risuonino d’ogni parte le musiche delle danze; ed echeggino per i

FERRERO. - La Palingenesi di Roma. 5